Intercettare il rischio voragini in città.
Il progetto MUSE di ENEA e INGV.
Ha preso l’avvio il progetto MUSE per prevenire il pericolo di voragini in città, grazie ad un insieme di tecnologie avanzate: radar, sensori innovativi, prospezioni geofisiche. Queste tecnologie sono in grado di rilevare eventuali cavità fino a 3-4 metri al di sotto di strade e parchi. Il progetto è condotto da ENEA in collaborazione con INGV, Consorzio Hypatia e le aziende Superlectric, Ylichron e G-Matics.
Il progetto ha l’obiettivo di prevenire il pericolo di voragini, frane e smottamenti che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini e del territorio.
Il progetto MUSE (Multi-sensor Services) mira a creare un protocollo di analisi delle aree urbane e delle sue anomalie geomorfologiche, mediante rilevazioni con satelliti, droni o velivoli e l’impiego delle più moderne tecniche geofisiche per l’indagine del primo sottosuolo. Tra queste tecniche, ad esempio, il georadar multifrequenza e la geoelettrica capacitiva.
Queste tecnologie consentono di effettuare una sorta di “ecografia” del sottosuolo, di studiarlo con diversi livelli di approfondimento.
Ad esempio possono essere rilevati:
– l’eventuale presenza di vuoti di diversa origine;
– sprofondamenti del suolo per emersioni di cavità sotterranee, i cosiddetti “camini di collasso”, fenomeni che precedono la formazione di vere e proprie voragini in superficie.
Le tecnologie impiegate, supportate anche dall’analisi dei dati satellitari, vanno da approfondimenti strumentali in situ a indagini integrate di tipo indiretto.
Le cause delle voragini.
La formazione di voragini, spesso collegata ad anomalie elettriche ed elettromagnetiche del sottosuolo, è uno dei nuovi rischi per le nostre città, anche a causa degli intensi sviluppi urbanistici che nel secolo scorso hanno caratterizzato molti centri urbani. Come spiega Vittorio Rosato, responsabile del Laboratorio analisi e protezione delle infrastrutture critiche dell’ENEA, “Roma è caso emblematico di struttura complessa del sottosuolo che richiede indagini e monitoraggi del territorio per verificare l’eventuale presenza di anomalie geofisiche imputabili all’emersione di cavità antropogeniche”..
Su richiesta della Protezione Civile di Roma Capitale, le attività del progetto si stanno focalizzando sull’analisi del sottosuolo urbano per prevenire la formazione di nuovi sinkhole (*) antropogenici che possono essere causati:
- dall’emersione di antiche cavità presenti nel sottosuolo (cave di pozzolana, tufi, sabbia, catacombe e ipogei, ecc.)
- a seguito di guasti e rotture dei sottoservizi (rete fognaria e idrica).
L’attività su Roma Capitale.
Gianluca Ferri, geologo e responsabile dell’Ufficio Rischio Geologico e Geomorfologico di Roma Capitale così spiega:
“La Protezione Civile di Roma Capitale è costantemente impegnata nel monitoraggio del sottosuolo della città attraverso indagini esplorative dirette nelle cavità sotterranee e, in particolare, nelle aree in cui è già nota la propensione agli sprofondamenti del suolo per caratteristiche geologiche e archeologiche, come le aree del V Municipio. Il supporto tecnico della ricerca pubblica e privata è estremamente utile poiché consente all’Amministrazione capitolina di acquisire standard tecnologici di qualità con i quali svolgere attività di previsione e prevenzione di questi fenomeni che destano forti preoccupazioni tra i cittadini e la cui individuazione può essere complessa perché, spesso, non è accompagnata da evidenti fenomeni precursori”.
Il progetto MUSE è uno dei 7 progetti del bando LAreospaZIO che mira ad accrescere le opportunità di sviluppo tecnologico delle imprese del settore aerospazio attraverso nuovi collegamenti con università e centri di ricerca pubblici e privati, con competenze scientifiche e tecnologiche rilevanti anche a livello internazionale. LAreospaZIO è condotto da ENEA nel ruolo di Organismo di Ricerca Cardine Mandatario, riunisce 15 partner ed è finanziato dalla Regione Lazio nel contesto del bando “Progetti Strategici” del 2019.
(*) Da sapere.
Nelle principali città italiane è stato registrato negli ultimi venti anni un incremento degli eventi di sprofondamento dei suoli che hanno provocato la formazione di voragini di dimensioni a volte considerevoli (sinkholes antropogenici). Tale problematica ha destato negli ultimi tempi molto interesse, sia nell’opinione pubblica, in seguito ad eventi particolarmente catastrofici, che presso gli Enti preposti allo studio della sicurezza del territorio urbano. I sinkholes antropogenici coinvolgono per lo più le sedi stradali, ville comunali, parchi o giardini, nonché aree occupate da cortili e edifici, dando origine ad aperture che mettono in luce ampie cavità nel substrato caratterizzate da diametro e profondità variabili. Gli sprofondamenti che si originano al di sotto delle fondazioni di edifici non sono sempre immediatamente individuabili perché tendono a provocare dapprima lenti cedimenti per poi arrivare a compromettere l’intera struttura o addirittura a generare il crollo dell’edificio. I sinkholes antropogenici possono coinvolgere veicoli e persone, causandone il ferimento o il decesso. Tali voragini sono originate dalla presenza di un vuoto sotterraneo generatosi involontariamente o realizzato dall’attività umana a vario titolo.
I vuoti nel sottosuolo delle città italiane sono stati per lo più realizzati, in millenni di storia, dall’attività antropica per l’approvvigionamento di materiale da costruzione, sono cave sotterranee costituite da intrecci di gallerie mai bonificate dopo il loro utilizzo. I sinkholes antropogenici si sviluppano per crolli successivi delle volte di tali cavità sotterranee, ubicate a qualche metro di profondità dal piano di calpestio. Subordinatamente essi sono connessi a fenomeni di dilavamento dei terreni sciolti al di sotto del manto stradale, dovuti a problemi di inadeguatezza della rete dei sottoservizi. Spesso le due cause si sommano La maggior parte degli eventi vengono registrati in concomitanza di eventi piovosi intensi, una scarsissima percentuale di essi, invece, è stata registrata in occasione di terremoti.
L’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ha creato un database dei Sinkhole presenti sul nostro territorio nazionale. I fenomeni sono suddivisi per tipologia e per aree geografiche.