
“Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture”
Calamità naturali e paesaggio urbano: una mostra documentaria sul terremoto del 1930.
Palazzo Donadoni-Museo Civico della Città di Melfi
fino al 30 giugno 2022.
Lo scorso 18 dicembre è stata inaugurata a Melfi la mostra documentaria su «Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture», curata dall’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR) – sede di Potenza – in collaborazione con l’Archivio di Stato di Potenza e l’Archeoclub di Melfi. Con il patrocinio del Comune di Melfi e della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
Come nasce la mostra.
La mostra è il punto di approdo di un percorso di ricerca sul terremoto del 1930, iniziato nel 2002 da Fabrizio T. Gizzi, ricercatore CNR ISPC e responsabile scientifico della mostra, su un vastissimo e allora inesplorato fondo archivistico (Fondo Genio Civile) custodito presso l’Archivio di Stato di Potenza.
Gli studi hanno condotto alla pubblicazione di numerosi contributi scientifici di rilevanza internazionale e nazionale sul tema.
I dati drammatici del terremoto.
Il violento terremoto colpì in particolare le province di Avellino, Potenza (zona cosiddetta del Vulture) e Foggia. Furono registrati 1404 morti, prevalentemente nella provincia di Avellino (1052), di Potenza (214) e Foggia (108). Ingenti furono i danni al patrimonio edilizio, sia residenziale sia pubblico e monumentale.

I danni del terremoto del 1930 a Melfi (Potenza, Basilicata)| ©Archivio privato F.T.Gizzi
L’obiettivo della Mostra.
La mostra documentaria ha l’obiettivo di trasmettere alla società, in particolare alle giovani generazioni, i risultati degli studi condotti.
Raccontare il rapporto tra calamità naturali e paesaggio urbano: come un evento catastrofico è in grado di modificare il paesaggio urbano e il contesto socio-economico; come determina un’evoluzione normativa e procedurale nell’affrontare una calamità.
Il fine ultimo è quello di provare a sensibilizzare la percezione della popolazione sui rischi naturali ed in particolare sui rischi sismici, ancora bassa in Italia.
I dati raccolti dall’archivio organizzati in quattro focus.
La mostra è strutturata in quattro principali macro-aree tematiche:
– il terremoto e la stampa;
– gli effetti sulla popolazione, i soccorsi, i danni all’edilizia privata;
– l’attività di ricostruzione;
– l’edilizia pubblica e monumentale, i danni ed i restauri.

La copertina de “La Domenica del Corriere” del 3 agosto 1930 dedicata ai soccorsi| ©Archivio privato F.T.Gizzi
Si articola in 6 sale tematiche, 2 sale multimediali per la fruizione di contenuti digitali e di testimonianze dirette ed indirette del terremoto, 60 pannelli espositivi e 12 pannelli introduttivi alle singole aree di interesse.
L’esame della nutrita documentazione archivistica ha evidenziato, ad esempio, come nell’area del Vulture la fase di rilievo del danno iniziò nell’immediato post-sisma e fu piuttosto rapida. In circa nove mesi, infatti, raggiunse quasi il 95% dell’edificato residenziale totale da censire. I lavori di riparazione iniziarono subito dopo il terremoto e metà delle abitazioni furono oggetto di interventi entro circa un anno dalla data del terremoto e nella maggioranza dei casi (≈90%) si conclusero dopo circa tre anni.
Location e date
Palazzo Donadoni-Museo Civico della Città di Melfi (Potenza)
fino al 30 giugno 2022.
da martedì a domenica – dalle 10:00-12:30 e 15:00-18:00.
Contatti
Fabrizio Terenzio Gizzi, ricercatore CNR ISPC e responsabile scientifico della mostra “Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 nel Vulture”
E-mail: fabrizioterenzio.gizzi@cnr.it
(fonte: CNR)