Piano casa: le proposte del CNI.

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PIANO CASA: le posizioni del Consiglio Nazionale Ingegneri.
Depositate una serie di proposte per la realizzazione del nuovo Piano.
Necessario ridefinire le norme in materia e avviare una nuova fase programmatoria in materia di social housing.

Il 16 gennaio si è tenuto, presso la sede del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, il secondo incontro col Ministro Matteo Salvini nell’ambito del Tavolo sul cosiddetto “Piano Casa”. In rappresentanza del Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha partecipato Irene Sassetti, Consigliera con delega all’urbanistica, alla rigenerazione urbana e alla disciplina dell’edilizia.

Premesse del Ministero.
Il Ministro Salvini, nel corso del suo intervento introduttivo, ha ribadito che il Piano non mira a rispondere soltanto al disagio e alla necessità di assegnazioni in emergenza, ma intende rivolgersi anche a quel cedo medio in difficoltà che non ha accesso né al mercato dell’affitto né a quello dell’acquisto. Ha annunciato poi che saranno creati quattro sotto tavoli con altrettanti gruppi di lavoro che si occuperanno dei vari aspetti specifici della materia.

L’intervento del CNI.
In questa occasione il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha  presentato un documento con una serie di proposte per la realizzazione del nuovo Piano, atto al potenziamento dell’edilizia residenziale pubblica nel nostro Paese.
Il CNI ritiene che, dopo un lungo periodo di sperimentazione di politiche finalizzate ad incentivare l’edilizia residenziale pubblica per le fasce deboli della popolazione, sia giunto il momento di ridefinire le norme in materia ed elaborare un piano di medio-lungo periodo di interventi per la ristrutturazione e la realizzazione di alloggi di edilizia pubblica.

Per avviare una nuova fase programmatoria in materia di social housing occorre agire in una serie di direzioni, tra cui:

  • Quantificare la platea di soggetti e nuclei familiari potenziali destinatari di alloggi in social housing considerando, oltre alle famiglie in condizioni disagiate, anche categorie come gli studenti e lavoratori fuori sede, i lavoratori temporanei.
  • Individuare le aree e gli edifici pubblici inutilizzati da riconvertire in strutture di social housing per far fronte all’annosa questione di domande inevase di alloggi di edilizia pubblica e alla potenziale domanda proveniente da nuove categorie di studenti e lavoratori.
  • Definire le modalità di intervento e i costi relativi alla ristrutturazione degli edifici di edilizia residenziale pubblica più vetusti, spesso in condizioni di grave degrado.
  • Infine, occorre affrontare la questione dei finanziamenti che non dovrebbero vedere come protagonista solo il pubblico ma prevedere forme di finanziamento pubblico-privato.

Le motivazioni.
L’Italia non è mai riuscita a soddisfare pienamente la domanda di alloggi di edilizia pubblica a prezzi contenuti, tanto che permane da decenni un gap tra fabbisogno effettivo di alloggi e l’offerta gestita a livello locale dai Comuni. Ancora oggi esiste una domanda inevasa di almeno 650.000 alloggi corrispondenti al fabbisogno di almeno 1 milione di persone. Per contro, negli ultimi 8 anni i permessi di costruire legati ad edilizia residenziale pubblica si sono tenuti su livelli piuttosto contenuti, con una media annua di 200.000 metri cubi autorizzati per nuove costruzioni e una media annua di 153.000 metri cubi per interventi di ampliamento.
Il patrimonio di edilizia pubblica, costruito sin dagli inizi del secolo scorso, si compone secondo le stime Ocse attualmente di poco più di 850.000 alloggi (secondo Federcasa sono 750.000). Gran parte di queste strutture con il tempo si sono spesso trovate a far parte di aree degradate in cui oggi si concentrano circa di 2 milioni persone, nella
maggior parte dei casi posti in una condizione di estrema fragilità sociale.

Di seguito il documento integrale con le proposte del CNI, che in estrema sintesi ribadisce che:
“Occorre passare da una logica di edilizia destinata a fasce economicamente deboli ad un’offerta di alloggi moderni e di qualità a prezzi accessibili per nuove ulteriori categorie di soggetti e famiglie anche a reddito medio, senza mai abbandonare lo spirito con cui sono nati gli interventi delle “case popolari” ovvero quello di dare un’opportunità di riscatto sociale per tutti e di creare quartieri vivibili e non destinati ad essere aree marginali nel tessuto urbano in cui si innestavano.”

 

Per un nuovo “Piano di edilizia residenziale pubblica”
centro studi CNI

(fonte: CNI)