VIII Congresso nazionale Architetti. approvato il Manifesto

congresso architetti

Gli Architetti Italiani, riuniti a Roma per VIII Congresso Nazionale, approvano il Manifesto.
Programma nazionale di rigenerazione urbana, alternativa alle espansioni incontrollate e al consumo di suolo,  cultura del progetto.

Si è concluso l’VIII Congresso Nazionale degli Architetti “Abitare il Paese, Città e Territori del Futuro Prossimo” svoltosi a Roma dal 5 al 7 luglio 2018.
Dopo i tre giorni di lavori, è stato approvato il Manifesto. Tra i passaggi più significativi, emerge la necessità di una politica pubblica nazionale più lungimirante per superare l’inadeguatezza della strumentazione urbanistica vigente.
“Nel mondo e in Europa è in atto una competizione tra le città. Molte si sono già attrezzate per tentare di offrire un’alta qualità di vita e di lavoro; altre, prive di una visione strategica, perdono peso e ruolo e rischiano la decadenza. In questo scenario l’Italia, con poche grandi città e tante medie e piccole, ha urgente bisogno di una lungimirante politica pubblica nazionale per superare l’inadeguatezza della strumentazione urbanistica vigente, il peso opprimente della rendita fondiaria nell’economia urbana e una perdurante crisi del mercato immobiliare”.

Un paese democratico, pacifico e sostenibile deve essere fondato sulla cultura.
“Gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, sono convinti che nessuno sviluppo possa essere democratico, pacifico e sostenibile se non è fondato sulla cultura, vogliono contribuire ad affermare un nuovo paradigma della qualità della vita urbana attraverso idee e progetti incentrati sulla cultura della costruzione di qualità. Tale concetto è da applicare all’intero spazio in cui si vive, estendendolo quindi anche ai territori contigui alle città che ne costituiscono parte integrante, consentendo, pertanto, a tutti i territori, alle città di dimensione metropolitana e alle reti di città medie e piccole, di diventare adeguato spazio di vita, inteso come luogo desiderabile per abitare, stare insieme, imparare, lavorare, incontrarsi, conoscere, pregare e divertirsi, luogo attrattivo per ricercatori, professionisti di talento, investitori”.

Necessità di definire di una Legge per l’Architettura.
“Oggi, nel nostro Paese – si legge nel Manifesto – alla luce delle trasformazioni ambientali e sociali in atto, è necessaria la definizione di una Legge per l’Architettura, considerando l’architettura e il paesaggio come patrimonio comune, espressione della cultura, identità e storia collettiva cui riconoscere carattere di interesse pubblico primario. L’art. 9 della Costituzione Italiana – la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione e promuove la cultura e la ricerca – legittima l’introduzione di una normativa sulla valorizzazione dell’architettura, per il suo innegabile e imprescindibile interesse pubblico”.

“Gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, sono una categoria pensante, creativa, propositiva, che «pro-getta», cioè che guarda al futuro anche quando si occupa del passato e dell’esistente. L’imperativo per tutti gli architetti a partire da questo Congresso è esprimere pubblicamente la propria cultura, fondata sulla coscienza storica, sull’ancoraggio alla scienza, sulla coniugazione di etica ed estetica, sulla capacità di interpretare i luoghi ed i contesti, sulla capacità di assumere, tramite l’ideazione architettonica e in virtù di queste conoscenze, il coordinamento interdisciplinare lungo tutto l’iter di un progetto e di dirigerlo, dai rilievi e dalle analisi preliminari all’esecuzione dell’opera. Al tempo della frammentazione dei saperi e delle responsabilità, dell’estremizzazione burocratica e dell’esautoramento delle competenze, questa è la sfida che si intende lanciare”, prosegue il Manifesto.

L’Uomo al centro delle trasformazioni.
“Noi architetti – si legge infine – vogliamo riaffermare la cultura del progetto riverberandolo in tutta la società per un benessere condiviso. In gioco c’è il futuro della nostra professione di architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore, e della nostra stessa identità. In gioco c’è la qualità della vita e il futuro delle nostre città e dei nostri territori, con l’intenzione di rimettere l’Uomo al centro di ogni trasformazione, alimentando il potere del suo desiderio di comunità”.

In occasione del Congresso poi, è stata presentata una ricerca, unica nel suo genere, su “L’immagine sociale dell’architetto e dell’urbanista” realizzata da Makno per il Consiglio Nazionale Architetti.
Lo studio vede emergere l’architetto nel sentire comune come fautore della competitività all’interno delle città. L’architetto/urbanista si fa promotore e garante della bellezza del paesaggio urbano, dalle strade alle insegne, dagli spazi pubblici agli edifici.
Mario Abis, sociologo fondatore dell’Istituto di ricerca Makno, sostiene che la figura dell’architetto è oggi più che mai “nodale” nei processi che indirizzano il senso e il valore dello sviluppo del Paese: nella sua figura e nelle sue competenze si intrecciano, come in nessuna altra ‘missione’ professionale, tematiche e problematiche tecniche e tecnologiche, sociali, culturali, estetiche ed etiche in tutte le loro tante, diverse derivate.
La ricerca ha avuto l’obiettivo di definire l’immagine sociale e politica dell’architetto all’interno dell’attuale contesto socioeconomico e nei processi di rilancio dello sviluppo del Paese. All’origine della ricerca sta proprio la polivalenza della figura dell’architetto e delle sue competenze e le sue responsabilità nei processi di trasformazione urbana e del territorio.
Figura poliedrica e in grado di avere e trasmettere la visione complessiva del progetto, di mettere in sinergia le singole competenze specialistiche in un lavoro d’insieme.
Serve però un salto di qualità nella preparazione dell’architetto e quindi, innanzitutto, una rinnovata formazione di cui deve farsi carico l’Università e il sistema formativo in genere.

(fonte: CNAPPC)