Assegnati i premi “Architetto/a italiano/a” e “Giovane Talento dell’Architettura italiana” 2021.
if Design con “Laboratori e Centro Socio Educativo” e a25 architetti con “Il Rifugio del Gelso”.
Il 5 novembre scorso, nell’ambito della Festa dell’Architetto, si è svolta la cerimonia di premiazione di “Architetto/a italiano/a 2021” e “Giovane Talento dell’Architettura italiana 2021”.
La Festa dell’Architetto è una iniziativa che il Consiglio Nazionale degli Architetti PPC organizza, tradizionalmente, per valorizzare la cultura del progetto, la funzione civile e sociale dell’architettura e per dare visibilità a quegli architetti che rappresentano questi valori.
La Premiazione è stata ospitata a Venezia a Cà Giustinian, sede de La Biennale di Venezia. La giuria, presieduta da Jette Cathrin Hopp ((Studio Snøhetta), ha quindi attribuito i seguenti premi e menzioni:
Premio “Architetto/a italiano/a 2021” a Franco Tagliabue Volontè, Ida Origgi di ifdesign per il progetto “Laboratori e Centro Socio Educativo” a Erba (Co).
Questa la motivazione della giuria: “si distingue per un programma tanto delicato quanto complesso. Attività lavorative ed altre finalizzate all’apprendimento ed alla autonomia degli ospiti trovano una articolazione e organizzazione dello spazio ottimali. La partecipazione diretta al progetto da parte degli ospiti del centro – tutti con problemi cognitivi – contribuisce a conferire al tema ulteriore valore sociale”.
Il progetto.
Si tratta della realizzazione di Laboratori per persone con disabilità. Committente: Noivoiloro ONLUS.
Trattandosi di committente ONLUS senza scopo di lucro, e quindi in mancanza di fondi pubblici, l’edificio si basa sulla massima economia dei materiali.
Il mood dell’associazione è che la disabilità non sia vista come una menomazione ma come un punto di vista diverso.
Si potrebbe considerare che una condizione difficile potrebbe diventare un patrimonio per la comunità, quindi anche l’edificio è stato capace di dare spazi alla cittadinanza per anni; i materiali cosiddetti “poveri” (scelta obbligata dalle condizioni economiche) sono un’opzione di linguaggio radicale e più espressivo.
La facciata in vetroresina verde ha un costo molto contenuto (circa 5 euro/mq), ma è in grado di costituire un forte carattere espressivo dell’edificio. Il materiale protegge e svela allo stesso tempo una cinquantina di lampade lineari a led che danno luce alla piazza che ospita l’ingresso pedonale.
L’idea è che le luci, i tubi metallici navali che ospitano i cablaggi elettrici e le scatole di derivazione tonde rappresentino una sorta di “sistema nervoso” dell’edificio. Per questo è parso particolarmente interessante che fossero gli ospiti del centro (tutti con problemi cognitivi) a disegnare l’allestimento, più liberamente e secondo la loro personale interpretazione.
Durante un workshop di un giorno tutti hanno prodotto un modello bidimensionale della facciata utilizzando fili di lana, fiammiferi e spilli. Hanno partecipato persone con sindrome di Down, persone post-traumatiche con problemi di comprensione e comunicazione o non vedenti. Per certi versi la traccia rispecchia il tipo di problema mentale, alcuni di rigore ossessivo, altri particolarmente elaborati e allegramente confusi. L’esito di questa attività progettuale, scelta per la costruzione, sorprendente e affascinante allo stesso tempo, rivela un’Innocenza che ha a che fare con il concetto di “Grazia”.
L’opzione radicale di lasciare in bella vista le linee di alimentazione ha suggerito l’utilizzo dei tubi metallici che percorrono percorsi non logici e talvolta molto articolati.
Si è deciso di rispettare il disegno originale anche laddove il layout fosse particolarmente “illogico” ma straordinariamente creativo.
La luminosa facciata dona luce alla piazza che si affaccia sull’ingresso pedonale. I buchi del marciapiede ospitano tre fagus viola per ombreggiare le panchine per le pause. Lo spazio collettivo dell’intero complesso è pensato per alimentare lo scambio sociale e l’integrazione tra le persone disabili ospitate nel centro, i lavoratori e gli ospiti che utilizzano quotidianamente il centro civico con diverse attività, come corsi di danza, yoga, associazioni, ecc. .
I banchi – come la pavimentazione della piazza – sono fatti di terra solida, costituita da aggregati e completamente riciclabile legante naturale.
Le scelte tese al minimo budget sono ribadite nei prospetti posteriori, privi di intonaco e rifiniti con muratura portante in blocchi “poroton” rivestiti con vernice lucida, che rivelano l’edificio nella sua radicale nudità anche nei fori murati sopra l’ingresso posteriore porta.
I blocchi sono stati selezionati per le loro spesse scanalature verticali e disposti secondo accurate trame volte a controllare le intersezioni negli angoli.
La tettoia che copre l’ingresso posteriore è realizzata con profili metallici leggeri controbilanciati, nel punto critico di massimo sbalzo, dal peso delle travi a shed, in modo da assottigliare il profilo di bordo nonostante la luce di 25mt. La superficie gialla traslucida ricopre la struttura ospitando le luci che permettono il lavoro nelle ore serali.
Un altro grande baldacchino di raso bianco si protende per proteggere un ulteriore punto di accesso.
Premio “Giovane Talento dell’Architettura italiana” 2021 a Francesco e Paolo Manzoni di a25architetti per il progetto “Il Rifugio del Gelso” a Montevecchia (LC).
Questa la motivazione della giuria: “la ristrutturazione del Rifugio del Gelso, tramite l’uso sapiente di tecniche e materiali della tradizione declinati in chiave contemporanea, si prefigura come un atto di valorizzazione del paesaggio e del contesto in cui sorge. Rifunzionalizzando un vecchio fabbricato agricolo, il delicato intervento punta a riavvicinare il visitatore ad una vita rurale”.
Il progetto.
Il Rifugio del Gelso è la ristrutturazione e valorizzazione di un piccolo fabbricato agricolo a servizio dei terreni circostanti, in alta Brianza ai piedi delle colline di Montevecchia.
Il territorio in cui sorge è stato caratterizzato fin dagli inizi del ‘900 dalla produzione della seta e dall’allevamento del gelso, il cui fogliame veniva impiegato come alimento per i bachi da seta. Tale coltura era diffusa nei poderi attorno alle cascine e ne delimitava la proprietà, oltre che a caratterizzarne insieme ai vitigni il paesaggio collinare. Oggi i terreni e terrazzamenti collinari vengono impiegati per altre attività come prati da sfalcio, pascolo e coltivazioni a mais e di alberi di gelso ne sono rimasti solo pochi esemplari, uno si trova proprio di fronte al Rifugio.
Negli ultimi cinquant’anni l’edificio è stato utilizzato come ricovero attrezzi e fienile e adattato e rimaneggiato secondo le esigenze del tempo, spesso con materiali che non hanno mai conferito particolari qualità. Eppure sotto lo strato di provvisorietà sono emerse nella ristrutturazione qualità nascoste, estetiche e non solo.
Una volta ripulito lo stabile di tutti i materiali di risulta utilizzati, l’edificio mostra la sua struttura molto semplice in cemento “magro”, ripulita poi nella parte sottostante, mentre nella parte sovrastante a sostituzione dei tamponamenti precari è stato realizzato un nuovo paramento murario con mattoni di cemento. Il progetto risponde all’esigenza del proprietario di aver una parte di deposito/fienile al piano superiore e uno spazio più conviviale, oltre che di ricovero attrezzi, al piano terra di diretto accesso al sentiero posto dinanzi. Proprio qui trascorre gran parte del suo tempo il proprietario, un operaio della Garelli del 1940, che dopo una vita passata lavorando ora ha reso questo luogo la sua vita, trovando sempre occasione di scambiare quattro chiacchiere coi passanti, e facendo diventare il Rifugio un insolito luogo di incontro.
Entrando si trova un vero e proprio rifugio “arredato”: un piccolo tavolo con delle sedie attorno e una sola finestra a inquadrare il paesaggio circostante. Un luogo intimo, privato, quasi segreto.
Al piano superiore invece lo spazio è adibito a deposito per l’attrezzatura agricola. Se un tempo l’edificio era stato tamponato con materiali di risulta, ora vengono impiegati mattoni di cemento.
Il progetto reinterpreta in chiave contemporanea gli antichi paramenti murari dei grigliati a croce utilizzati nelle vecchie cascine e nei vecchi fienili. Ad oggi il Rifugio viene utilizzato come ricovero attrezzi e deposito di piccole “balle di fieno” già essiccate: ecco perché non è stato necessario un paramento murario forato o quasi interamente aperto, adatto invece all’essiccazione del fieno.
I materiali sono lasciati grezzi, semplici ed autentici, come lo era già la porzione esistente al piano terra. Mattoni in cemento per i tamponamenti della parte alta, legno di abete per il tetto, coppi in laterizio e lamiera grezza per i canali e i pluviali.
La porta esistente in lamiera è stata verniciata in color ottone, a sottolineare il valore prezioso di questo piccolo Rifugio per il signor Benvenuto, e a indicare che dietro quella porta esiste un legame affettivo, una storia e tutte quelle storie che ancora abbiamo il dovere di ricordare perché sono esse stesse la storia di ognuno di noi.
In questa edizione la Festa si è tenuta nel quadro delle iniziative intraprese dall’Europa con il New European Bauhaus.
Le oltre quattrocento candidature ai Premi testimoniano – come sottolinea il presidente del Consiglio Nazionale, Francesco Miceli – “il desiderio degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di essere parte attiva nel progetto culturale lanciato dall’UE per costruire spazi futuri secondo i canoni di sostenibilità, accessibilità, inclusione sociale ed economica e che sappiano coniugarsi con quelli del bello”.
Una selezione dei progetti che hanno partecipato ai Premi confluirà, come nelle scorse edizioni della Festa dell’Architetto, nello Yearbook. La pubblicazione – che si pone anche l’obiettivo di diventare una delle più complete raccolte nazionali ed internazionali di Architettura italiana – viene distribuita in Italia e nelle più importanti manifestazioni internazionali alle quali partecipa il Consiglio Nazionale.
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